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Colle Duga - Friulano 2018

Mi è capitato in più di un’occasione di trovarmi a parlare di vino lontano dal Friuli e di finire inevitabilmente sull’argomento “Tocai” , quel vitigno che ha dovuto cambiare nome e si è accontentato di restare “Friulano”. Nonostante la troncatura nel nome, quell’aggettivo diventato nome rappresenta comunque in maniera perfetta il suo territorio d’origine e lo identifica. Parlandone finivo sempre per portare alcuni esempi che - a gusto personale - rappresentano per me la tipicità, quell’esperienza da provare per arrivare a capire, per assaporare un territorio attraverso un calice di vino. Tra questi sicuramente una delle mie scelte sicure è il Friulano di Colle Duga , realtà ormai affermata in Friuli e nel mondo, la cui avventura è cominciata qualche decennio a Zegla, a cavallo tra Slovenia e Italia, nel cuore della DOC Collio. Dieci ettari vitati sulla collina Duga, dove l’uva trae il suo nutrimento dagli strati di marne e arenarie che qui vengono comunemente chiamati “ ponca ”. Il
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La Barbera: come ho mosso i miei primi passi tra i rossi piemontesi

Per la prima volta sulle pagine di Beregionale mi voglio addentrare in uno dei territori “sacri” del vino italiano, il Piemonte . Lo farò attraverso un racconto, una narrazione legata al momento in cui ho scelto di dedicarmi per quasi un mese mi sono avvicinato ai vini rossi piemontesi, in particolare alla Barbera . Non sono certo il primo - e non sarò mai neppure l’unico - ad amare il Piemonte e i frutti della sua terra. In questa meravigliosa regione però ci sono stato soltanto per motivi di lavoro, finora mai per piacere. Ritengo che questa premessa sia importante: non posso e non voglio entrare nel dettaglio sul terroir o sulle tecniche di produzione come potrei fare parlando di una cantina in Friuli, Trentino e Alto Adige. Terra di straordinari vini, il Piemonte è soprattutto conosciuto per i suoi rossi. Per avvicinarmi alla terra di Barolo, Barbera e Dolcetto ho dovuto per prima cosa mettere da parte ogni preconcetto: più “puro” l’approccio, più libera la mente, più vera sarebbe

Bellaveder: territorio, arte, tradizione e vino

Il Maso Belvedere ha sede in una posizione molto favorevole per la produzione vinicola in Trentino, orgogliosamente in collina, con le spalle al conoide di Faedo e lo sguardo rivolto alla Piana Rotaliana. Per molti anni questo maso è rimasto nelle proprietà della famiglia Luchetta senza un suo intervento diretto, ospitando una famiglia contadina dedita alla produzione di uve che a fine vendemmia confluivano nella cantina sociale di Mezzocorona. La svolta ci fu nei primi anni Duemila, quando il padre di Andrea iniziò ad occuparsi della vigna e successivamente decise di costruire la cantina , consapevole della qualità dell’uva che veniva conferita in cantina sociale. Nasceva così l’ Azienda Agricola Bellaveder , di cui l’annata 2004 rappresenta la prima vendemmia con etichetta propria . Conosciamo da vicino ciò che è diventata oggi questa realtà grazie ad Andrea Luchetta , la cui famiglia è da ormai due decenni coinvolta nel mondo del vino. La vista sulla Piana Rotaliana dal Maso Belved

Bellaveder - Tre espressioni di Pinot Nero trentino

Dal Maso Belvedere si può osservare la Piana Rotaliana, protetti dalle colline del conoide di Faedo che portano verso la Val di Cembra, in uno dei punti meglio esposti alla luce dell’intera zona. L'occhio attento scorge anche la cima del Monte Bondone, la montagna di Trento e uno dei simboli della città che da qui dista pochi chilometri. Una vista incredibile, ancor di più se pensiamo che tutti i terreni del Maso sono coltivati a vigneto e producono alcuni dei vini più rappresentativi del Trentino. Approfondiamo la conoscenza dell’ Azienda Agricola Bellaveder , realtà da tempo associata a  FIVI  e convinta promotrice della coltivazione biologica in campagna, andando alla scoperta di  tre diverse interpretazioni del Pinot Nero trentino . Se il Trentodoc è il biglietto da visita con cui l’azienda si è fatta conoscere ed apprezzare, il Pinot Nero gioca un ruolo altrettanto importante e centrale nella proposta vinicola di questa cantina : una delle uve più affascinanti, sicuramente tr

Tiefenbrunner: i due custodi del castel Turmhof

Percorrendo la Strada del Vino dell’Alto Adige da sud, dopo pochi chilometri dalla partenza in quel di Salorno ci si può fermare in una piccola frazione di Cortaccia: l’abitato di Niclara . Qui, tra le dolci colline che anticipano i pendii rocciosi delle Alpi altoatesine, sorge un antico castello che da secoli ospita una cantina prestigiosa, la Schlosskellerei Turmhof Tiefenbrunner . Andiamo alla scoperta dei due custodi del castello. Immaginando di poter paragonare per un attimo il vino agli scacchi , in queste righe vi presenterò i due pezzi più importanti dell’intera scacchiera, il re bianco ed il re nero . La prima mossa - naturalmente - per il bianco. Inizia la partita al castel Turmhof uno dei Müller Thurgau più importanti nel panorama italiano e non solo, che si esalta tra questi docili pendii grazie ad un terroir e ad un microclima ideali per la sua coltivazione. Parliamo del Feldmarschall von Fenner Müller Thurgau 2020 . Si tratta di un prodotto eccellente, che merita ampia

Rodaro - Malvasia 2021

Situata in località Spessa nei pressi di Cividale del Friuli , l’azienda agricola Rodaro è una delle realtà storiche dei Colli Orientali , con una tradizione familiare risalente a metà Ottocento. Al giorno d’oggi è Paolo a portare avanti l’attività con grande abilità e successo. Si respira tradizione e modernità approcciandosi alla storia di questa cantina: da un lato il grande rispetto per il terroir principe del Friuli enologico, la “ ponca ” capace di donare quei tratti salini e minerali inconfondibili ai vini di questa terra; dall’altro l’attenzione all’ambiente e al rispetto per la convivenza tra l’uomo e la natura , qualcosa che richiama valori antichi e si colloca allo stesso tempo nella quotidianità di oggi e negli obiettivi della società di domani. Tradizione e futuro, presente anche nell’identità grafica che richiama il fiore capace di vincere l’asfalto: un richiamo alla natura e alla lentezza dei suoi processi , capace di vincere la sfida del tempo. Tutti aspetti che ri

Rewind: Castelvecchio - Sagrado Rosso 2016

Rewind: è un format diverso per Beregionale, ma è soprattutto un modo per raccontare un vino che è rimasto nel nostro cuore: una capsule emotiva legata ai ricordi. Esiste un legame particolare tra chi è nato in Friuli e la sua terra : è un territorio aspro, che chiede tanto e spesso dà poco in cambio. Di qui in molti sono passati, in pochi si sono fermati e una buona parte di chi ci è nato ha scelto di andarsene. La storia di questa regione ne è la conferma , con le tracce del suo passato ancora visibili nelle diverse lingue e culture dei suoi abitanti. In Friuli vengono coltivate tantissime varietà autoctone , adattate naturalmente alle caratteristiche climatiche e geologiche, come la Ribolla, la Vitovska, il Terrano, lo Schioppettino o il Picolit. Oltre a questi vitigni si possono trovare uve di origine germanica, come il Riesling e il Gewürztraminer. Non dimentichiamo però che in Friuli si trovano espressioni altissime di varietà francesi sia a bacca bianca che rossa. Ecco gettate